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dai GIORNALI di OGGI

L'uomo era stato arrestato il 18 settembre dalla guardia di finanza

Bari, Tarantini agli arresti domiciliari

La procura: "Più di una mezza sconfitta"

Il gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per l'imprenditore

2009-09-21

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2009-09-21

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2009-09-21

l'uomo era stato arrestato il 18 settembre dalla guardia di finanza

Bari, Tarantini agli arresti domiciliari

La procura: "Più di una mezza sconfitta"

Il gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per l'imprenditore

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NOTIZIE CORRELATE

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Bari, Tarantini dal giudice : stretta sugli appalti(21 settembre 2009)

Gianpaolo Tarantini (Afp)

Gianpaolo Tarantini (Afp)

BARI- Gianpaolo Tarantini esce dal carcere. Ma l'imprenditore barese dovrà comunque rimanere agli arresti domiciliari. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi. Tarantini era stato bloccato il 18 settembre dalla Guardia di finanza con l'accusa di spaccio di cocaina nelle feste vip date in casa sua nel 2008, in particolare durante la vacanza estiva in Sardegna.

L'UDIENZA- Nicola Quaranta, legale dell'imprenditore, aveva assicurato che durante l'udienza di lunedì avrebbe chiarito tutti gli equivoci. Ci è riuscito a metà perché per Tarantini c'è comunque un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari " sulla base di un pericolo di reiterazione probabile". Il gip però "non ha convalidato il fermo, in quanto non ha ritenuto esistente né il pericolo di fuga, né l'inquinamento probatorio". Quindi ha riconosciuto la "lealtà processuale" dell'indagato. La procura aveva adottato il provvedimento cautelare d'urgenza motivandolo proprio col rischio di una fuga all'estero di Tarantini, in Tunisia, e col rischio dell'inquinamento delle prove testimoniali. La mancata convalida del decreto di fermo e la concessione degli arresti domiciliari "sono anche più di una mezza sconfitta" ha ammesso il procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, commentando la decisione del gip

 

21 settembre 2009

 

 

 

 

 

Tarantini dal giudice

Stretta sul filone appalti

Oggi l’udienza di convalida del fermo. I legali: parlerà. Voci di sviluppi nelle indagini sulla sanità

Da uno dei nostri inviati Fiorenza Sarzanini

 

BARI — Nell’estate del 2008 Gianpaolo Tarantini avrebbe ac­quistato almeno dieci "partite" di cocaina oltre a numerose pa­sticche di una droga sintetica si­mile all’ecstasy. E un "carico" lo avrebbe ritirato Alessandro Man­narini, all’epoca collaboratore fe­dele, che invece aveva negato di aver mai comprato stupefacenti. A raccontarlo durante l’interro­gatorio del 16 settembre scorso è stato Nico, il "pusher".

Gianpaolo Tarantini (Afp)

Gianpaolo Tarantini (Afp)

Dopo aver raccolto le sue dichiarazio­ni, i pubblici ministeri hanno di­sposto il fermo dell’imprendito­re barese che era già accusato an­che di corruzione e favoreggia­mento della prostituzione. Altri provvedimenti potrebbero scat­tare nelle prossime ore, quando saranno terminate le verifiche sulle versioni fornite da tutti gli indagati. E dopo aver ascoltato lo stesso Tarantini, che questa mattina dovrà rispondere alle domande del giudice durante l’udienza di convalida. I legali assicurano che parle­rà, si difenderà da quelli che ieri ha definito "equivoci facilmente spiegabili". Chiuso in regime di isolamento in una cella del carce­re di Bari, Tarantini giura di non aver mentito, esclude che le sue sortite dei giorni scorsi fossero un modo per fare pressioni sui testimoni, come invece ritiene l’accusa che motivando il provve­dimento definisce le dichiarazio­ni pubbliche "tentativi di inqui­nare le prove e fare pressione su testimoni e altri indagati".

Sape­va Tarantini che i suoi amici ve­nivano interrogati sulla cessione degli stupefacenti. Sapeva che anche numerose ragazze, da lui reclutate per partecipare a feste e cene organizzate dal premier Silvio Berlusconi, erano state convocate dalla Guardia di Fi­nanza. E dunque i magistrati so­spettano che quando ha afferma­to di temere per la sua vita, vole­va in realtà lanciare un messag­gio, invitare tutti a tacere, a non rivelare dettagli nuovi rispetto a quanto era già emerso. Forse il suo era anche un invito a non coinvolgere nella vicenda altri personaggi. In realtà alcune gio­vani hanno negato di aver preso soldi, ma hanno aggiunto parti­colari sullo svolgimento delle se­rate in compagnia del presiden­te del Consiglio. Come Stella No­varino, in arte Stella Jean, che pri­ma agli investigatori e poi in un’intervista a Il Giornale , ha ri­velato che a fine ottobre fu invi­tata a palazzo Grazioli per una fe­sta alla quale parteciparono an­che il sottosegretario Guido Ber­tolaso e l’ex direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. Quella sera c’erano una ventina di donne e cinque uomini, compreso il can­tante Mariano Apicella, come avevano già scoperto i finanzieri ascoltando le telefonate intercet­tate in quel periodo e le altre gio­vani invitate. "Ma non accadde nulla di strano", assicura la don­na. Molto più loquace è stato il "pusher" che ha raccontato di aver consegnato la droga "a par­tire da fine giugno 2008. Taranti­ni veniva da me il fine settimana e la comprava insieme a vestiti costosi. Arrivava il venerdì e per questo ho ritenuto che poi la tra­sferisse in Sardegna".

Avrebbe parlato di un guadagno per lui di circa 30.000 euro, ma gli inqui­renti sospettano che fosse ben più alto. Le verifiche su tutti i filoni di indagine sembrano ormai arriva­te alla fase conclusiva, tanto che si rincorrono indiscrezioni su im­minenti sviluppi delle inchieste sugli appalti nel settore sanita­rio. Pure in questo caso Tarantini viene ritenuto un personaggio chiave, accusato di aver ricom­pensato con regali, donne e cocai­na chi favoriva la sua azienda Tec­nohospital. E dunque di aver col­tivato rapporti illeciti con medi­ci, funzionari delle Asl e politici locali. Un sistema che — almeno secondo quanto emerso sino ad ora — veniva utilizzato da nume­rosi imprenditori per aggiudicar­si appalti e commesse. Nelle cen­tinaia di intercettazioni dell’in­chiesta figurano alcuni assessori della giunta pugliese. In una il re­sponsabile della Sanità, Tomma­so Fiore — che ha preso il posto di Alberto Tedesco, coinvolto nel­l’inchiesta — parlerebbe di nomi­ne dei primari con il governatore Nichi Vendola.

Fiorenza Sarzanini

21 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

2009-09-16

 

 

 

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-09-21

Il magistrato ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza

di custodia cautelare per il pericolo di reiterazione del reato

Tarantini, il Gip non convalida l'arresto

"Ma l'imprenditore vada ai domiciliari"

Il procuratore capo della Repubblica Antonio Laudati: "Più di una mezza sconfitta"

Tarantini, il Gip non convalida l'arresto "Ma l'imprenditore vada ai domiciliari"

L'avvocato Quaranta difensore di Gianpaolo Tarantini

ROMA - L'imprenditore Giampiero Tarantini, arrestato giovedì per le vicende legate alla droga e agli appalti nella sanità pugliese, esce dal carcere. Il gip del Tribunale di Bari Vito Fanizzi non ha infatti convalidato il fermo avvenuto giovedì scorso, ma ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, nella sua casa romana, per il pericolo di reiterazione del reato.

"Non ha ritenuto che ci fosse né il pericolo di fuga né l'inquinamento probatorio. La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata disposta sulla base del pericolo di probabile reiterazione del reato". Così l'avvocato Nicola Quaranta, legale di Giampaolo Tarantini, ha sintetizzato le conclusioni dell'udienza in cui il gip Vito Fanizzi non ha convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla procura per l'imprenditore barese il 18 settembre scorso.

La procura aveva adottato il provvedimento cautelare d'urgenza motivandolo proprio col rischio di una fuga all'estero di Tarantini, in Tunisia, e col rischio dell'inquinamento delle prove testimoniali.

Ovvia la delusione del procuratore capo della Repubblica del Ttribunale di Bari, Antonio Laudati: "E' anche più di una mezza sconfitta. Noi la pensavamo in maniera diversa da come l'ha pensata il gip. Ovviamente il provvedimento del gip determinerà da parte nostra una modifica della strategia investigativa sia per quanto riguarda i tempi sia per quanto riguarda gli atti".

(21 settembre 2009)

 

 

 

 

 

Sul giornale vicino ai conservatori tedeschi e alla Merkel un pesantissimo editoriale

"Il potere di Berlusconi cade in pezzi, si assiste ad un triste spettacolo""

Die Welt, stoccata a Berlusconi

"E' l'autunno del sultano"

DAL nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

Die Welt, stoccata a Berlusconi "E' l'autunno del sultano"

BERLINO - "L'autunno del sultano - il potere di Silvio Berlusconi cade a pezzi". Così, con durezza e toni espliciti insoliti rispetto alla freddezza e all'estrema misura con cui i media tedeschi hanno trattato finora il tema, un editoriale di Die Welt (quotidiano conservatore del gruppo Springer, testata ritenuta vicinissima alla CduCsu di Angela Merkel) dedica ampio spazio oggi alle vicende del premier italiano.

"Chi ormai celebra da solo i suoi atti eroici è divenuto un monumento di se stesso che si sta sgretolando", scrive Paul Badde, a lungo corrispondente da Roma della Welt. Continua ricordando la conferenza stampa insieme a Zapatero: "Il piccolo uomo con i tacchi rialzati si è definito un superman, la sua popolarità lo conferma, e (ha detto di) essere il premier italiano di maggior successo negli ultimi 150 anni". Poi Badde commenta: sembra di assistere all'ultimo atto di uno spettacolo triste, uno spettacolo in cui la vecchia commedia con Silvio Berlusconi protagonista sembra trasformarsi sotto gli occhi di tutti. "Chi si presenta di persona come un Superman non lo è più, chi celebra da solo i suoi atti eroici è diventato un monumento di se stesso che si sgretola... qualcosa è successo con il premier".

L'articolo descrive poi Berlusconi come preso da un nuovo nervosismo, anche con accenti isterici... certo, forse anche prima egli avrebbe ricorso ai suoi avvocati per denunciare una serie di media. Ma - prosegue Die Welt - è "assolutamente nuovo" l'attacco condotto 'dal suo giornale di casa', il Giornale, che ha aperto un conflitto con la conferenza episcopale italiana. Il premier ha perso il suo istinto strategico? Con la vittoria di Pirro delle dimissioni di Boffo per la prima volta ha arrecato gravi danni al principio-tattica 'vivi e lascia vivere', in base al quale la Chiesa cattolica ha tollerato finora gli spiriti liberi e i massoni nei partiti di Berlusconi. Badde ricorda poi come il Giornale ha attaccato persino Fini con l'allusione a dossier piccanti. E rammenta che non è l'opposizione ad averlo indebolito, ma piuttosto la causa sembra quanto Veronica Lario aveva detto in aprile a Repubblica, cioè che suo marito è 'malato'. Da allora, secondo die Welt, egli ha perso il suo senso d'orientamento del potere, finora preciso come quello d'un sonnambulo... sua moglie ha aperto nell'Ego di Silvio una ferita che non vuole guarire. Die Welt conclude: "L'autunno del patriarca dunque? Non necessariamente, perché Silvio Berlusconi, al contrario per esempio di Giulio Andreotti, non è mai stato un patriarca. Non è nemmeno un dittatore, ma piuttosto un sultano, come il politologo Giovanni sartori ha affermato di recente. Ma come che sia, si fa autunno attorno a lui. E'però improbabile che dopo venga una Primavera nel sistema politico italiano. Verrà Gianfranco Fini, il resto è incertezza".

(21 settembre 2009)

 

 

 

 

Finora l'impresario aveva cercato di non tirare in ballo gli altri uomini presenti ai party

Il racconto di Stella Novarino: "Ad una cena partecipò anche Del Noce"

Un'ex modella rivela alla Finanza

"Bertolaso con Gianpi a Palazzo Grazioli"

di CARLO BONINI

Un'ex modella rivela alla Finanza "Bertolaso con Gianpi a Palazzo Grazioli"

BARI - Della cocaina ha raccontato quello che voleva. Ma più di un indizio, ormai, suggerisce che Gianpaolo Tarantini lo stesso ha fatto con le escort. Ha lavorato alla "riduzione del danno" scommettendo sul silenzio interessato di tutti. E nei suoi ricordi "selettivi", ha aggiustato la scena di Palazzo Grazioli (18 incontri, 30 ragazze) ripulendola da qualche ingombrante testimone, popolandola di due sole presenze maschili. Il Presidente, quale "ignaro utilizzatore finale", e l'innocuo chansonnier di corte, Apicella. Fino a quando - è storia di questi giorni - il gioco ha cominciato a rompersi. E, tanto per cominciare, con le deposizioni delle ragazze sin qui non ancora ascoltate, qualcuno di quegli ospiti "dimenticati", suo malgrado, ha iniziato a fare capolino, tradendone l'imbarazzo. Guido Bertolaso, capo della Protezione civile. Fabrizio Del Noce, già direttore di Rai1, oggi di Rai fiction.

Già era accaduto che nei ricordi della serata trascorsa nell'autunno 2008 da Terry De Nicolo a Palazzo Grazioli ("Ebbi a retribuirla anticipatamente nella previsione di una sua prestazione sessuale", mette a verbale Tarantini), affiorassero genericamente "un uomo delle istituzioni e un noto imprenditore". Venerdì scorso, a Roma, i militari che interrogano Stella Novarino, nome d'arte Stella Jean, hanno maggiore fortuna. La donna, una ex modella oggi stilista, non ha nulla da nascondere. Non è una escort, non è amica di "Gianpi", non è sul suo libro paga di ruffiano. Finisce per caso a Palazzo Grazioli la sera del 2 dicembre 2008, intruppata con Luciana Francioli, Manuela Arcuri, Francesca Lana e, naturalmente, Tarantini. Di quella "cena formale" - come spiegherà al quotidiano di famiglia "il Giornale" - ha ricordi nitidi. La visione collettiva su maxi-schermo dei successi del Presidente. Le canzoni. Le farfalle, naturalmente. Ma ricorda anche i nomi dei due ospiti che con il Presidente e le ragazze siedono al tavolo. Guido Bertolaso, appunto, e Fabrizio Del Noce.

Il dettaglio non è irrilevante. Non più tardi del 9 settembre, il capo della Protezione Civile era tornato a dire di aver incontrato Tarantini in "due sole occasioni", durante le quali gli erano state "descritte le attività delle aziende legate al gruppo Intini" (imprenditore barese di cui Tarantini era consulente ndr.). "Né - aveva aggiunto - un funzionario dello Stato piò sottrarsi ad essere interlocutore di chi vuole sviluppare il made in Italy". La cena del 2 dicembre 2008 è stata una di quelle occasioni? A palazzo Grazioli si è discusso di sviluppo del made in Italy con Luciana Francioli, Manuela Arcuri, Francesca Lana e Stella Novarino? Rintracciato da "Repubblica", un portavoce dello staff del capo della Protezione Civile, taglia corto. "Il dottor Bertolaso non ha alcun ricordo di quella serata. E comunque, non deve sorprendere che frequenti palazzo Grazioli di sera, perché muovendosi tra un emergenza e l'altra, è quello l'unico momento in cui poter parlare con il Presidente". Detta altrimenti, Bertolaso ha cancellato il volto di Tarantini, come quello delle ragazze e se anche fosse vera la circostanza della sua presenza a Palazzo Grazioli il 2 dicembre 2008, la cosa si può agevolmente spiegare con la necessità di interloquire con il Presidente sulle emergenze del Paese. Stella Novarino, la ricorda diversamente. A tavola non si parla né dei rifiuti a Napoli, né di un terremoto che deve ancora arrivare. Bertolaso siede per l'intera cena insieme a Tarantini e - come spiega Roberto Ruggiero, avvocato della Novarino - quando la ragazza si congeda per tornare a casa, le chiede come mai non abbia preso con sé le farfalle di cui il Presidente ha fatto omaggio le ospiti.

Bertolaso non è fortunato, perché anche Fabrizio Del Noce ha buona memoria. "Certo che c'era. A tavola, Bertolaso era seduto accanto a me. Ricordo che cantammo tutti insieme. Che parlammo di alcuni eventi televisivi da organizzare in vista del G8 della Maddalena". E Tarantini? "Non metto in dubbio i ricordi della ragazza, ma sono un tipo poco fisionomista e comunque capita di non ricordare persone che ti vengono presentate, ma che per te sono perfette sconosciute. Né ricordo di aver mai avuto colloqui con lui. Da quello che ho letto, Tarantini era interessato alla Protezione Civile, non alla televisione". Forse alla tv erano interessate le ragazze. "Con me, sulla rete ammiraglia non hanno mai trovato spazio questuanti. Naturalmente, parlo per me".

(21 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

Barbara Guerra: Lo querelo, mi ha tirato in ballo senza motivo. Mi ha rovinato la carriera

La D'Addario: ma con me si è sempre comportato correttamente, ci ha messo la faccia

"Gianpi se l'è andata a cercare"

l'imbarazzo delle ragazze delle feste

Graziana Capone: lo conosco poco, voleva accreditarsi con il premier per prestigio personale

di PAOLO BERIZZI

"Gianpi se l'è andata a cercare" l'imbarazzo delle ragazze delle feste

Barbara Guerra, ex valletta alla Domenica sportiva

BARI - Un po' lo scaricano e un po' lo difendono. Un po' lo condannano - anche in modo beffardo, "a giocare col fuoco... " - e un po', forse, lo temono. Di certo molte vorrebbero dimenticarselo. Ma, per ora, è impossibile. Per ognuna di loro Gianpaolo Tarantini è stato qualcosa. Un formidabile contatto, un mediatore, fisso o casuale, un amico "che conta", che le aveva benissimo inserite fino a portarle lassù, alla corte e finanche nel letto dell'uomo più ricco e potente d'Italia. Qualcuna se ne era pure "invaghita".

Adesso però Gianpi è finito in carcere. Nel giro delle "ragazze delle feste" - trenta per diciotto serate, 1000 euro a chi "restava con il presidente" secondo il tariffario Tarantini - la notizia dell'arresto è deflagrata spargendo schegge di preoccupazione e imbarazzo. Ma ha sprigionato anche il sapore della vendetta. "Chi se le va a cercare, poi fa i conti con quello che gli succede". La voce di Barbara Guerra è rotta dalla rabbia. Stando ai verbali di Tarantini, lei, 30enne di Mariano comense, ex concorrente della Fattoria 4 e già"schedina" della Domenica sportiva, è una delle vallette che Gianpi ha portato a Palazzo Grazioli (l'8 ottobre e il 16 ottobre 2008, assieme alla escort rumena Ioana Visan) e alle quali avrebbe pagato, oltre al viaggio, anche i 1.000 euro "per un eventuale rapporto sessuale" con il premier. Guerra non smentisce di essere stata a casa di Berlusconi. Però nega di essere una escort e di avere avuto rapporti sessuali con lui. "Tarantini lo querelo", ha annunciato. Ora che l'imprenditore è stato arrestato, tuona: "Mi ha tirato in ballo così, senza motivo, inventandosi cose che non esistono, e rovinandomi la carriera". La showgirl dice di essere prima di tutto preoccupata per il suo futuro: "Sì, Tarantini è in carcere, e se l'è cercata, ma a me interessa la mia di situazione. Ora non lavorerò più".

Un pensiero che pare non assillare Patrizia D'Addario. La escort barese è praticamente in tournée permanente in giro per l'Europa, set fotografici, interviste, ospitate in tv. Sui suoi rapporti con Tarantini, a giudicare dall'incastro tra i racconti dell'uno e dell'altra, non sembrano esserci dubbi: li ha presentati Massimiliano Verdoscia (amico e collaboratore di Gianpi) e lui le ha proposto di partecipare a una cena nella residenza romana di Berlusconi. Di più: fu proprio Tarantini a chiedere a Patrizia il curriculum per una candidatura alle elezioni europee, ridimensionata poi a una corsa nella lista "La Puglia prima di tutto". Su Gianpi la D'Addario non ha mai espresso giudizi trancianti. Con chi le ha parlato nelle ultime ore il commento è stato "è una persona che con me si è sempre comportata correttamente", un amico no, ma comunque uno che almeno "ci ha messo la faccia", non come quelli che "dicevano di non conoscermi e invece mi mandavano gli sms di auguri".

Nella ricca agenda alla quale Tarantini attingeva per reclutare ospiti da portare a Silvio Berlusconi Patrizia occupava la sezione "escort". O meglio, come ha fatto mettere a verbale, "donne immagine che all'occorrenza avrebbero potuto effettuare prestazioni sessuali". Poi c'erano i volti della tv. Manuela Arcuri, la sua amica Francesca Lana ("si era invaghita di Gianpaolo", racconta Alessandro Mannarini in un interrogatorio), Linda Santaguida, Carolina Marconi e altre vallette dell'orbita Mediaset. Tutte furibonde con Gianpi dopo la pubblicazione dei verbali sulle feste in compagnia del presidente del consiglio. Nessuna di loro sembrava conoscerlo, negli ultimi giorni, Tarantini. Figurarsi nell'attuale condizione di detenuto ("A giocare col fuoco ci si scotta", taglia corto una di loro). Smentiscono di averci mai avuto rapporti.

Eppure la Guardia di Finanza ha ricostruito serate che le hanno viste ospiti, alcune, alle feste di Gianpi. In barca e in villa. Arcuri, Lana, Santaguida, Raffaella Zardo ("Fede era arrabbiato perché lei frequentava Tarantini", dice ancora Mannarini). Chi non se la sente di condannare Tarantini è Graziana Capone, l'"Angelina Jolie" di Bari, 25 anni, neo avvocato che chiese a Gianpi - presentatole da un amico - di potere incontrare Berlusconi (lo riferisce lo stesso Tarantini, risultato: per lei due inviti a Arcore e a Roma). "Non lo conosco bene perché l'ho incontrato solo due volte - dice -. Oddio, avrà fatto quello che ha fatto, ma mi dava l'impressione di uno che voleva accreditarsi agli occhi di Berlusconi per prestigio personale più che per interessi o per affari".

(20 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

L'ANALISI. Quel tentativo disperato di chiudere il caso escort

Dalle mosse dei magistrati gli ultimi guai di Tarantini

Il ruffiano e il presidente

di GIUSEPPE D'AVANZO

Il ruffiano e il presidente

Giampaolo Tarantini

Gianpaolo Tarantini deve essersi detto: faccio così, ammetto negli interrogatori quel che non posso negare o contraddire e dunque le feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa; il pagamento delle prostitute che infilavo nelle cene e nel letto di Silvio Berlusconi; l'uso della cocaina che a decine di grammi distribuivo nelle mie feste private. Confesso i legami cuciti - sempre attraverso notti di sesso nella garçonniere all'angolo Extramurale Capruzzi, a Bari - con gli amministratori regionali di sinistra, come quel Sandro Frisullo. Lascio capire che anche quel D'Alema - sì, quel D'Alema - l'ho avuto a tavola o in barca.

"Qualche volta" dico, alludendo a un'amicizia che purtroppo non è mai nata. Concludo che qualche affaruccio me n'è venuto - è vero, diciamo una certa "visibilità con i primari" che poi mi dovevano comprare le protesi che vendevo - ma poi niente di che, tutto sommato. Chiedo il patteggiamento (due anni di pena) ed esco da questa storia un po' ammaccato e con qualche benemerenza da mettere sul tavolo nella mia seconda vita. Ho soltanto 35 anni, no? Un merito sarebbe stato sicuro e consistente, deve aver pensato Tarantini. Se patteggio, tengo fuori dai guai "il Presidente" perché nessuno potrà più ficcare il naso nelle decine e decine di telefonate tra me e lui - intercettate, purtroppo. Quelle chiacchiere, sì che lo metterebbero in imbarazzo.

La strategia di difesa di Tarantini è legittima, come tante altre. Si sbriciola dinanzi al rifiuto del pubblico ministero. Che nega il patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti) perché - dice il procuratore di Bari, Antonio Laudati - "l'attendibilità delle dichiarazioni dell'indagato deve essere verificata con ulteriori accertamenti. È vero, ho detto che, leggendo i verbali sui giornali, appare evidente che non ci sono responsabilità del presidente del Consiglio, ma le indagini non sono terminate e si deve verificare quanto è stato raccontato. Lo faremo in tempi rapidi".

Le parole del procuratore devono aver spaventato Tarantini, e non soltanto Tarantini. Che era nei guai e ci si ficca ancora più a fondo, a testa in giù. Comincia (sostiene la guardia di finanza) a trafficare con i testimoni e con le prove. Se le aggiusta per rendere attendibili, per i magistrati, i suoi ricordi. Forse, progetta una fuga all'estero per tirare il fiato e alleggerire la pressione in attesa di una luna migliore. Si vedrà se gli investigatori hanno visto giusto.

Nell'attesa, alla mossa di Gianpi, la procura ne oppone un'altra, tattica e astuta. Non ne chiede l'arresto, ma soltanto il fermo. Quindi, è obbligata a consegnare al giudice delle indagini preliminari, che dovrà convalidarlo, soltanto qualche pezzullo di carta che documenta il pericolo di fuga o l'inquinamento probatorio e nulla di più. Lo scrigno delle fonti di prova già raccolte resterà chiuso e quindi, per il momento, le intercettazioni del presidente del Consiglio, le testimonianze delle giovani falene che hanno trascorso la notte a Palazzo o in Villa, gli amici di Gianpi che tiravano su la cocaina che egli dispensava con generosità, le tracce dei traffici sanitari resteranno ben protette.

* * *

Un'indagine penale non è soltanto l'accertamento di responsabilità personali (come sembra credere Ernesto Galli Della Loggia), è anche teatro, memoria collettiva, luce che illumina il mondo, che rivela pratiche, passioni, coraggio, debolezze, irresponsabilità, che racconta la tenuta di regole e dispositivi che evitano anarchia e soprusi e fanno ordinato il nostro vivere insieme. È un ordigno che riesce a dirci, qualche volta, e spesso non in modo esaustivo, dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare. Da questo punto di vista, la storia di Gianpaolo Tarantini non è questo termitaio dai corridoi intricati.

<b>Il ruffiano e il presidente</b>

Patrizia D'Addario con Berlusconi

Gianpi è in affari e s'è fatto ruffiano per accrescerli. Tutto qui, in soldoni. La sua intuizione è che, nell'Italia di oggi, il potere del sesso - l'influenza che può avere sugli uomini che governano il Paese o una Regione o un'Azienda sanitaria - ha la stessa energica forza corruttiva del denaro, grimaldello decisivo per gli affari neri degli anni novanta. È acuto il fiuto del giovanotto che forse avrà studiato anche psicologia sociale nel suo master in marketing all'università di Herisau, nello svizzero Canton Appenzello. L'intuizione, comunque, è subito vincente a Bari. Sandro Frisullo, vicepresidente regionale, abbocca all'amo di Tarantini. Gianpi gli organizza in un appartamento in affitto in via Giulio Petroni, angolo via Extramurale Capruzzi, incontri sessuali ora con Terry De Nicolò ora con Vanessa Di Meglio, ricompensate con cinquecento euro.

Tarantini attende l'arrivo dell'amico. Cenano in tre. Al caffè, Gianpi si leva di torno. Le chiama "attenzioni" non corruzione. "Le attenzioni da me avute per Frisullo mi hanno consentito - dice - di essere presentato al dottor Valente, direttore amministrativo dell'Asl di Lecce. Chiedevo un'accelerazione dei pagamenti per le prestazioni effettuate dalle mie aziende e l'esecuzione di una delibera adottata in materia di acquisto di tavoli operatori. So che Frisullo ha rappresentato più volte le mie esigenze a Valente ed io personalmente ne ho parlato con lo stesso Valente. I pagamenti sono avvenuti anche se comunque in ritardo, altrettanto per la delibera. La frequentazione di Frisullo mi serviva soprattutto per acquistare visibilità agli occhi dei primari che portavo da Frisullo".

* * *

Il metodo funziona, dunque. Tarantini decide di fare un salto, il gran salto, l'avventurosa capriola verso un sorprendente, inatteso successo. Dice a se stesso che se la sua intuizione è efficace in Puglia perché non deve esserlo altrove. Magari a Roma, nella Capitale, e con l'uomo che ha in mano in Paese? Dicono che le cose siano andate così. Non è stato il giovane ruffiano a bussare alla porta di Berlusconi, ma - scaltro, forse già conosce le debolezze del presidente - Tarantini è riuscito a giocare con Berlusconi come il gatto con il topo.

Accade nell'estate del 2008. Tarantini affitta, pagando centomila euro al mese (pare), la villa Capriccioli, a cinque minuti da Porto Cervo e non troppo lontano dalla Villa Certosa del capo del governo. A quel punto è un gioco da ragazzi - anche se molto, molto costoso - riempire la casa, il giardino, la spiaggia di bellezze, di cocaina, di allegria e risate e poi attendere, immobile come un ragno. Il calabrone cade nella rete. Pare che l'Egoarca non se ne capacitasse e il suo grandioso senso del sé ne fosse ferito: quelle giovani donne non si dirigevano alla Certosa, ma altrove, da un altro. Chi diavolo è questo "Gianpi" di cui tutti parlano quest'estate? Berlusconi chiede di sciogliere l'arcano a Sabina Beganovic, "l'ape regina" (Dagospia), donna così fidata da essersi tatuata su un piede "S. B. l'uomo che mi ha cambiato la vita". La Beganovic torna dall'Egoarca con le informazioni giuste e Tarantini ha finalmente accesso a corte. Con lui, le sue "ragazze".

"Io - sostiene oggi il giovanotto - ho voluto conoscere il presidente Berlusconi e mi sono sottoposto a spese notevoli per entrare in confidenza con lui e, sapendo del suo interesse per il genere femminile, non ho fatto altro che accompagnare da lui le ragazze che presentavo come mie amiche tacendogli che a volte le retribuivo". Berlusconi gradisce molto e consente a Tarantini di coltivare un sogno di potenza: perché rinchiudersi nel piccolo recinto degli affari sanitari pugliesi e non pensare in grande? Perché non diventare, grazie all'amicizia con "il Presidente", un imprenditore di carattere nazionale, europeo o, perché no?, un lobbista per tutte le decisioni che "il Presidente" può favorire, per i business che l'intervento del "Presidente" può rendere fluidi e vincenti?

L'impresa non pare impossibile a Tarantini. Bisogna investire un po' di denaro, pagare le prostitute, accompagnarle a Palazzo Grazioli. Che ci vuole? La difficoltà semmai è avere sempre le "ragazze" a disposizione perché, si sa com'è "il Presidente", magari chiama nella tarda mattinata, prima o dopo un Consiglio dei ministri, e vuole che a sera - dopo un paio d'ore, maledizione - la festa sia organizzata. Ci sono giorni che Gianpi è come fuori di testa. Lo vedono agitato e inquieto come una mosca contro un vetro. Ha chiamato "il Presidente" e lui non ha disposizione quel che serve. Telefona, ritelefona, chiama e richiama questo, quello, chiunque possa aiutarlo, chiunque conosca almeno "una donna immagine che all'occorrenza avrebbe potuto anche effettuare prestazioni sessuali". Così ingaggia, il 16 ottobre, Patrizia D'Addario.

Gianpi riesce sempre a cavarsela con un salto mortale. Per non farne più, e rompersi il collo, comincia a corteggiare con accorti regali la rete di "ragazze" controllate, per così dire, da Sabina Beganovic. Forse per ingraziarsele, le rifornisce di cocaina, in palazzi sbagliati, off-limits. Non ne possono venire che guai che, infatti, non mancano. Il 20 dicembre del 2008, l'"ape regina" perde la pazienza, telefona a Gianpi (intercettato) e lo affronta a muso duro.

Sabina. "Hai capito Gianpaolo, che cazzo fai? Mandi alla gente regali e metti a me in una bruttissima situazione. Cioè io non so niente e tu ti spacci per mio amico ... Per favore, non mi mettere in questa situazione"

Gianpaolo. "Io non l'ho fatto perché ti voglio sorpassare".

Sabina. "Ma figurati, non fare il furbo con me... Non mi mettere nei casini. Non fare il paraculo con me".

Gianpaolo. "Io non ho mai portato niente".

Sabina. "Ah bello!, io ho i testimoni. Ti ho detto: non fare il furbetto con me".

* * *

I conflitti con Sabina Beganovic non impediscono, in cinque mesi, a Tarantini (come ammette) di accompagnare trenta "ragazze" a diciotto cene del Presidente. Non tutte sono state pagate, non tutte sono prostitute, anche se in qualche caso "non disdegnano di essere retribuite per prestazioni sessuali". Gianpi tocca "il cielo con un dito". È nelle grazie del Presidente, finalmente. Può chiedergli di incontrare Guido Bertolaso per certe sue ambizioni (che, dice, ambizioni resteranno). Tarantini è il compagno fisso del "Presidente" in spensieratezze notturne, così appassionate da convincere il capo del governo a saltare qualche impegno pubblico. Come (lo racconta l'Espresso in edicola) tra il 23 e il 28 settembre. Le cose vanno così.

Il 23 settembre iniziano i lavori delle Nazioni Unite. Ci sono i leader del mondo. Durante la prima giornata parlano George W. Bush, Nicholas Sarkozy, il presidente iraniano Ahmadinejad. Gianpi a Roma ha organizzato per il premier una festicciola con Carolina Marconi, Francesca Garasi, Geraldine Semeghini, Terry De Nicolò. Ci si diverte e si fa presto a vedere l'alba. Il giorno dopo (mercoledì) Berlusconi decide di non partire più per il Palazzo di Vetro. Diffonde una buona ragione. Patriottica e irreprensibile. Deve seguire da vicino la crisi dell'Alitalia. Se ne stufa presto, però, ammesso che ne abbia mai avuto l'intenzione. In gran segreto raggiunge il castello di Torre Errighi, nei pressi di Melezzole di Montecchio di Terni e Health Center di Marc Méssegué, riaperto per la sua improvvisa visita. "Berlusconi di fatto scompare dai radar per cinque giorni" scrive l'Espresso. Frattini e Letizia Moratti sono costretti a presentare da soli l'Expo 2015 di Milano mentre Gianni Letta, sostenuto da Walter Veltroni, fa i salti mortali per far firmare la pace tra la Cai e i sindacati e salvare l'Alitalia.

L'indimenticabile settimana dell'Egoarca finisce così. Domenica 28 un elicottero della protezione civile lo accompagna dal castello di Torre Errighi a Ciampino, dove prosegue per Milano, destinazione San Siro. C'è il derby, e sugli spalti "il Presidente" è in compagnia di Tarantini. Gianpi ha con sé una nuova ragazza. La chiamano l'Angelina Jolie di Bari. Si chiama Graziana Capone, che racconta il post-partita: passeggiata in auto, arrivo ad Arcore, cena e festino con una decina di ragazze. Il Milan ha vinto uno a zero, il premier è euforico. "Abbiamo tirato fino a tardi, le quattro forse, qualcuna si è addormentata sul divano" (Repubblica). Il fastidio alla schiena del Presidente non c'è più, come per un miracolo. Dopo poche ore di sonno, Berlusconi può festeggiare di nuovo sul lago Maggiore i suoi settantadue anni in una scena, questa volta tutta familiare. "Ora resto a lavorare - dice ai giornalisti - Nessuna festa serale, perché abbiamo già festeggiato oggi" (l'Espresso).

* * *

Tarantini oggi vuole riuscire nell'impresa di liberarsi con il minimo danno dalle sei inchieste che lo coinvolgono senza danneggiare il presidente del Consiglio. Un'altra avventurosa capriola. Dice: "Ho fatto una cavolata, sono stato uno stupido. Quando ho avuto la possibilità di conoscere Berlusconi, ho toccato il cielo con un dito. Non mi sembrava vero. Poi l'ho conosciuto sul piano personale, con la sua simpatia, il suo calore umano, il suo rispetto per gli altri, la sua genialità. Davvero irresistibile. E ho creduto che sarebbe stato più facile frequentarlo facendomi accompagnare da bellissime ragazze. Gli chiedo scusa" (il Giornale). Gianpi non deve essere stato sollevato quando ha sentito "il Presidente" fingere dalla Maddalena di non ricordare nemmeno il suo cognome. "Un imprenditore di Bari, Tarantino o Tarantini, era venuto ad alcune cene facendosi accompagnare da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti".

Tutto cancellato, dunque? Come se quei fantastici mesi di feste, scorribande, canti, barzellette, cene, belle donne in tubino nero e trucco leggero, passioni, sesso non fossero mai esistiti. Come se le decine e decine di conversazioni telefoniche tra lui e "il Presidente" - quanto pressante, a volte - non ci fossero mai state. Come se il sogno di Tarantini fosse soltanto il delirio di un provinciale convinto che il potere del sesso è quel che serve oggi per fare affari e addirittura chiudere in una rete di ragno, quel calabrone del capo del governo. "Utilizzatore finale" - certo - ma anche complice del ruffiano (le intercettazioni documentano la sua disponibilità per i maneggi del giovanotto) e regista di uno spettacolo di cui era unico protagonista, unico spettatore, il solo impresario.

Può essere anche che finisca senza conseguenze la ricostruzione giudiziaria, si vedrà, ma quel che ci racconta quest'indagine penale è altro e ben visibile. Ci dice dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare e non è sempre necessaria una sentenza della magistratura per comprendere e giudicare. Spesso, basta soltanto buon senso e un miccino di onestà.

(19 settembre 2009)

 

 

 

 

 

Il presidente della Rai: "Chi non ammette le critiche

scambia il servizio pubblico con le tv di Stato dei regimi non democratici"

Garimberti contro Berlusconi

"Non offenda i giornalisti Rai"

Caso "Ballarò", La Vigilanza convoca Masi per martedì prossimo

Fnsi: "Chiediamo la diretta della manifestazione di sabato a Roma"

Garimberti contro Berlusconi "Non offenda i giornalisti Rai"

Paolo Garimberti

ROMA - "In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche sovvenzionate dal canone criticano governi, coalizioni, partiti e singoli politici senza che nessuno gridi allo scandalo. Gli uomini pubblici e di governo, che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il servizio pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici". Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, replica duramente alle affermazioni fatte ieri a Porta a porta da Silvio Berlusconi. Ieri sera il Cavaliere, infatti, aveva puntato il dito contro il servizio pubblico italiano, "unico, tra le tv pubbliche, a criticare il governo del proprio paese".

"Il servizio pubblico, come dice la parola stessa - chiarisce Garimberti - è al servizio di tutti i telespettatori, quali che siano le loro opinioni. Completezza e pluralismo dell'informazione ne sono i principi fondanti - continua - e non possono non essere il metodo di lavoro delle nostre redazioni. Il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l'insulto no".

Insulti che ieri il Cavaliere non ha lesinato. Trovando oggi l'opposizione di Garimberti. "Ho solidarizzato con Vespa per le offese che gli erano state rivolte, oggi la mia solidarietà va a Raitre, a Ballarò, a Report, ad Annozero e a tutti i lavoratori del servizio pubblico attaccati ieri".

Polemica anche la reazione del presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane. "Con la puntata di ieri di Porta a porta abbiamo davvero toccato il fondo - dice in un'intervista a Radio Città Futura - quella di ieri è stata una giornata di gioia (la consegna delle prime case ai terremotati, ndr) guastata in parte dall'indecorosa enfasi data all'evento. Ho sentito dire che era tutto risolto, ma così non è. Ci sarebbe voluta decisamente più sobrietà". Mentre Massimo D'Alema giudica la trasmissione di Vespa "una sorta di bollettino di regime in cui il presidente del consiglio ha fatto finta di consegnare case che in realtà erano prefabbricati forniti dalla provincia di Trento".

Polemica anche la Fnsi che parla di "una delle pagine più vergognose di quello che si fa sempre più fatica a chiamare servizio pubblico" e chiede alla Rai di coprire con la diretta la manifestazione di sabato prossimo.

Si svolgerà martedì prossimo l'audizione del direttore generale della Rai, Mauro Masi, davanti alla commissione di Vigilanza. Una decisione adottata oggi dall'ufficio di presidenza della commissione su proposta del capogruppo del Pd, Fabrizio Morri, dopo il caso Ballarò che, per lo stesso Morri, potrebbe aver causato "un danno all'azienda". La richiesta è stata accolta dal presidente Sergio Zavoli e alla fine anche da Lega e Pdl.

(16 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

L'incontro tra la barca dell'ex ministro e quella di un suo amico su cui c'era l'affarista

L'ex premier: Io chiarisco tutto, non ho nulla da nascondere. Berlusconi non lo fa da tre mesi

D'Alema-Tarantini, incontro in barca

"Fu casuale, non sapevo chi fosse"

di CARLO BONINI

D'Alema-Tarantini, incontro in barca "Fu casuale, non sapevo chi fosse"

Massimo D'Alema

BARI - Massimo D'Alema conosce o ha frequentato Gianpaolo Tarantini? Il legame tra il lenone di Palazzo Grazioli e il Presidente (30 ragazze per 18 incontri, almeno 150 conversazioni telefoniche nell'arco di sei mesi per concordare e commentare la qualità dei carichi di "merce" a pagamento da smistare nelle sue residenze) ha un suo "reciproco" nel rapporto con uno dei leader del Pd? Alimentato dalle allusioni di Tarantini ("D'Alema? Farebbe bene a ricordarsi di me") e dalla nettezza delle smentite dell'interessato ("Mai avuto rapporti con Tarantini. Se lui sostiene il contrario, dica dove, come e quando"), il soffio venefico insufflato in questi giorni dai giornali di famiglia e amici (Il Giornale e Libero) si fa tempesta.

Perché all'incrocio sin qui accertato tra i due (il 28 marzo 2008, D'Alema e Tarantini siedono allo stesso tavolo di una cena pre-elettorale offerta dallo stesso Tarantini), se ne aggiunge ora un secondo. Un week-end di barche tra le isole di Ventotene e Ponza.

D'Alema decide così di rispondere alle domande di Libero con un'intervista che sarà pubblicata oggi per smentire una "conoscenza" e confermare "tutt'al più un incrocio, del tutto casuale". "Per dimostrare - dice - di non aver nulla da nascondere e, soprattutto, di essere pronto a fare con un quotidiano che mi ha attaccato quello che Berlusconi da tre mesi non ha ancora fatto con Repubblica, creando grande fibrillazione nel Paese".

Ma veniamo alla "storia di barche". Almeno per come la ricostruiscono a Repubblica - al di là delle parole e dei ricordi di D'Alema - tre dei presenti. E' un week-end di luglio di due o, forse, tre anni fa (i ricordi non coincidono). Massimo D'Alema è ministro degli Esteri e vicepremier. Francesco Maldarizzi, imprenditore barese e amico decennale di D'Alema, è a Gaeta su uno yacht a nolo. Ospita tre amici con le mogli. Tutti pugliesi: Roberto De Santis, Giuseppe Fortunato, Gianpaolo Tarantini.

Tarantini - dicono - è ancora nella sua fase "latente" di lobbysta. In quella estate chiede consigli sui prezzi di barche che non può permettersi. I primi due, al contrario, come Maldarizzi, hanno un antico rapporto di collaborazione e amicizia con D'Alema. Fortunato è allora capo di gabinetto alla Farnesina e diventerà dirigente di Finmeccanica a Mosca. De Santis è l'uomo che il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso indicherà come l'uomo che, durante il governo Prodi, si spese come collaboratore di D'Alema durante l'incontro con Enrico Intini, imprenditore legato a Tarantini in cerca di commesse con la Protezione Civile.

La comitiva alla fonda a Gaeta decide di dirigere verso Ventotene dove Fortunato ha saputo che incrocerà l'Ikarus di D'Alema. Le barche si riuniscono al largo, D'Alema sale sullo yacht di Maldarizzi accompagnato dagli uomini della scorta. Qualcuno necessariamente deve presentargli Tarantini, ma quel nome e quella faccia evidentemente non si fissano nella sua memoria. Né quel giorno, né il giorno successivo, quando le due barche dirigono insieme verso Ponza.

L'Ikarus ormeggia alla Capitaneria di Porto per ragioni di sicurezza. Lo yacht a nolo di Maldarizzi al molo commerciale. In porto è anche la barca di Paolo Poletti, allora sottocapo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza e oggi vicedirettore dell'Aisi, il nostro controspionaggio. La sera, al ristorante "Il Tramonto", D'Alema è a un tavolo di oltre venti persone, dove siedono Maldarizzi, Fortunato, De Santis, Tarantini, Poletti con moglie e amici, il sindaco di Ponza e altri commensali (in un tavolo vicino c'è anche Gianni Alemanno).

Nessuno dei testimoni interpellati da Repubblica ricorda Tarantini a colloquio con D'Alema. Né quella sera, né il giorno successivo, quando il ministro, che ha urgenza di rientrare a Roma, lascia Ikarus a Ventotene e di lì è ospite per 45 minuti di traversata verso Gaeta sullo yacht di Maldarizzi. Tarantini è su quella stessa barca. D'Alema, accompagnato dalla scorta, non dà particolari confidenze. Per "Gianpi" è un week-end "indimenticabile". Per D'Alema, la conferma di aver detto il vero nel sostenere che non si conosce chi si è "semplicemente incrociato e subito dimenticato".

(13 settembre 2009)

 

 

 

 

 

L'imprenditore che portò le escort a casa Berlusconi

presenta un memoriale ai giudici: "Sono come un pentito"

Il memoriale di Tarantini

"Ora temo per la mia vita"

D'Alema: "Confermo di non aver avuto rapporti con lui"

Il memoriale di Tarantini "Ora temo per la mia vita"

Giampaolo Tarantini

BARI - "Ora temo per la mia vita". L'imprenditore Giampaolo Tarantini, che procurò le escort a Silvio Berlusconi, si è presentato alla procura di Bari. Si sente come un collaboratore di giustizia che, dopo aver rivelato ai magistrati i nomi dei responsabili di alcuni omicidi, vede le proprie confessioni pubblicate dai giornali. Forse chiederà una scorta. Intanto chiede di essere ascoltato dalla Procura di Bari l'ex vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Sandro Frisullo, al quale è stato revocato l'incarico dopo che è risultato coinvolto nell'inchiesta sul presunto giro di escort messo in piedi da Tarantini.

Frisullo: "Interrogatemi". Probabilmente anche per accertare se sia vera la voce, che circola in queste ore di una sua iscrizione nel registro degli indagati, Frisullo ha presentato un'istanza al Procuratore Antonio Laudati e ai quattro pm che si occupano delle inchieste che ruotano attorno alla sanità pugliese nella quale chiede di essere interrogato "da chiunque svolga le indagini" nei suoi confronti.

Tarantini: "Danno devastante". Tarantini espone le sue paure nell'esposto al procuratore Laudati. Proprio al magistrato Tarantini ha lamentato il danno "devastante" che ha ricevuto dalla pubblicazione dei verbali secretati dei suoi interrogatori finiti due giorni fa sul 'Corriere della Sera'. Tarantini ha spiegato che la pubblicazione degli atti ha danneggiato anche la sua posizione processuale. Reca pregiudizio alla riservatezza e alla reputazione sua e delle altre persone, alcune delle quali non hanno responsabilità penali, i cui nomi compaiono nei verbali; ma soprattutto: gli investigatori stanno verificando la veridicità delle sue dichiarazioni, anche attraverso testimoni di riscontro che Tarantini stesso ha indicato a verbale.

Timori per il teste. Il ragionamento dell'imprenditore è questo: se il teste già sa - sintetizza - che io ho fatto il suo nome agli investigatori può precostituirsi (o essere indotto da altri a precostituire) una versione falsa dei fatti che mi danneggerà sicuramente.

Gli interrogatori. Proprio sulla veridicità delle dichiarazioni di Tarantini si gioca il futuro processuale dell'imprenditore barese che al termine dei cinque interrogatori del luglio scorso ha chiesto di patteggiare la pena per tutti i reati per i quali è indagato dal pm Giuseppe Scelsi: cessione di droga, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e favoreggiamento della prostituzione. Una richiesta che la procura per ora ha respinto.

D'Alema: "Mai avuto rapporti". "Confermo di non aver mai avuto rapporti con Tarantini. Se sostiene il contrario, spieghi come dove e quando", ha detto l'ex ministro degli Esteri replicando all'imprenditore barese.

(11 settembre 2009)

 

 

 

 

 

2009-09-16

Dopo le nuove rivelazioni sull'inchiesta di Bari, Gentiloni (Pd) invita Berlusconi

"come minimo a togliere il tricolore che sventola a Palazzo Grazioli"

Tarantini, durissima replica di D'Alema

"Ridicolo parlare della mia cena elettorale"

Critiche alle rivelazioni anche dal Pdl. Bondi: "Non si tratta di libera informazione

ma di potere irresponsabile che si alimenta della divulgazione del materiale più oscuro"

Tarantini, durissima replica di D'Alema "Ridicolo parlare della mia cena elettorale"

Massimo D'Alema

ROMA - "Fa ridere il fatto che si parli di questa cena, una cosa insignificante, rispetto ai 18 festini che Tarantini ha organizzato per il presidente del Consiglio. Quello sì che è un problema". Massimo D'Alema, a Perugia per la festa del Pd, commenta così il contenuto dei verbali degli interrogatori dell'inchiesta di Bari in cui l'imprenditore Tarantini ha tirato in ballo il suo nome. "Io faccio centinaia di cene elettorali, quella sera ne ho fatte due o tre - ha spiegato D'Alema - Non conosco Tarantini, non ho mai avuto rapporti con lui".

"Non vedo cosa c'entri - prosegue l'esponente del Pd - una cena elettorale con atti come lo sfruttamento della prostituzione, che è un reato. Sono due fatti che non possono essere accostati". L'ex ministro degli Esteri parla anche del coinvolgimento nell'inchiesta di esponenti del suo partito: "Frisullo (ex vicepresidente della Regione Puglia, ndr) non fa più parte del governo regionale perché ha avuto comportamenti sbagliati, mentre Berlusconi non solo fa parte del governo nazionale ma se la prende anche con chi lo critica".

Quella di D'Alema non è l'unica reazione alle notizie diffuse nelle ultime ore sull'inchiesta di Bari. "Il quadro che emerge dalle vicende di Bari - afferma Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd - è lontano da quelle caratteristiche di decoro e di sicurezza che devono contraddistinguere le istituzioni. Come minimo sarebbe il caso di togliere il tricolore che sventola a Palazzo Grazioli".

Rosy Bindi osserva come, "al di là delle responsabilità dei singoli e di quello che la magistratura deve fare, quello che inquieta, e che è una delle tante manifestazioni del degrado morale di questo paese, è che la donna venga usata come merce di scambio".

Mentre il sindaco di Bari, Michele Emiliano, nel primo pomeriggio ha tenuto una conferenza stampa per smentire le dichiarazioni di Tarantini su una sua presunta richiesta di aiuto per le elezioni: "Nonostante la mia smentita - denuncia Emiliano - si continua a leggere sui giornali di presunte dichiarazioni o intercettazioni in cui Tarantini parla di me. In particolare si assume che io avrei chiesto all'imprenditore un aiuto per la mia campagna elettorale del 2004. La circostanza, evidentemente, definisce sempre più un personaggio che ha costruito la propria fortuna millantando credito per acquisire visibilità".

Critiche alle nuove rivelazioni sull'inchiesta di Bari vengono però anche dal Pdl, e in particolare dal coordinatore nazionale Sandro Bondi: "Anche oggi alcuni dei maggiori quotidiani italiani offrono la testimonianza non di una libera informazione, bensì di un potere irresponsabile, che si alimenta attraverso l'uso e la divulgazione pubblica del materiale più oscuro, inattendibile e incontrollabile e che persegue, in alcuni casi consapevolmente in altri inconsapevolmente, la destabilizzazione non dell'assetto politico attuale ma ancor di più della normale vita democratica del nostro paese", afferma Bondi in una nota.

Nei verbali compare anche il nome del capo della Protezione civile Guido Bertolaso. E anche lui commenta in modo molto duro: "Se si vuole tirare in ballo il nome di Bertolaso perché oggi Bertolaso lo conoscono tutti, si rischia solo di fare un danno all'immagine della Protezione Civile nazionale. Questo signor Tarantini mi è stato presentato e mi ha portato un tal signor Intini, che avevo già conosciuto durante il governo Prodi perché mi era stato presentato da quello che oggi è l'onorevole Francesco Boccia. Come sotto il governo Prodi, anche sotto il governo Berlusconi questo signor Intini non ha venduto neanche una matita o un cerotto. Questi sono fatti".

(9 settembre 2009)

 

 

 

 

 

A bordo la Began, Zardo e la Bari dei ricchi. Smentite e conferme

dopo l'intervista del deputato Mele sul festino di Roma

Montecarlo, le feste di Tarantini

sullo yacht cocaina e champagne

di PAOLO BERIZZI

Montecarlo, le feste di Tarantini sullo yacht cocaina e champagne

La Began durante una festa a Napoli

BARI - Feste e festini sulla barca ormeggiata a Montecarlo. Allietati dalla cocaina e affollati di "bella gente", come diceva lui ai selezionati amici pugliesi che avevano accesso allo yacht. Gli stessi, in molti casi, che partecipavano agli eventi mondani organizzati da "Gianpi" a Porto Cervo e nella villa barese di Giovinazzo. Nell'inchiesta sul presunto giro di escort organizzato da Gianpaolo Tarantini spuntano ora i viaggi dell'imprenditore nel Principato di Monaco: e non si tratterebbe di viaggi d'affari. Piuttosto, stando ai nuovi accertamenti dei militari della Guardia di Finanza, di trasferte dorate nelle quali l'imprenditore barese riuniva i suoi ospiti e assieme a loro condivideva momenti di evasione dove la polvere bianca - è l'ipotesi avanzata dagli investigatori - non mancava mai.

Due spostamenti. Almeno due "puntate" di Tarantini e dei suoi amici nella perla mondana della Costa Azzurra. Che ora finiscono sotto la lente di ingrandimento della Procura (nei filoni di indagine su droga e prostituzione). Il primo viaggio risale al 2007. Tarantini, in base ai riscontri e ad alcune testimonianze raccolte dal pm Giuseppe Scelsi, vola a Montecarlo dove trascorre un week end con Sabina Began, di cui è molto amico, e altri amici.

E' lei, la Began, detta l'"ape regina", la figura che fa da cerniera tra Tarantini e Berlusconi. Nell'estate del 2008, quella della festa a villa Certosa. In quell'anno Tarantini organizza un altro fine settimana - ed è il secondo viaggio sul quale si stanno concentrando gli uomini delle fiamme gialle. Di nuovo nel Principato di Monaco. C'è il Gran Premio. Affitta una barca a vela da 25 metri (5mila euro di affitto al giorno) e invita un po' di "bella gente". Assieme ad alcuni giovani imprenditori pugliesi, Tarantini ospita anche belle ragazze. Sulla barca ci sono Raffaella Zardo, altra amica di "Gianpi", la solita Began e le starlette Victoria Petrof e Linda Santaguida, già fidanzata di Costantino Vitagliano.

La tre giorni fila via tra feste in barca e notti in discoteca. Al Jimmy'z o al Billionaire monegasco. Tarantini, una sera, salda un conto da 12 mila euro. Bottiglie di Cristal e bella compagnia. C'è anche Manuela Arcuri. Ma quel che più interessa agli investigatori, di quella e dell'altra trasferta, è la cocaina. Ai suoi ospiti Tarantini, accusato di cessione di sostanze stupefacenti, non la fa mai mancare. La polvere bianca viene offerta all'interno di coppe di champagne.

Eccessi e vezzi che dimostrano uno stile di vita che l'imprenditore barese ha sposato già da qualche anno. Le intercettazioni del pm Roberto Rossi, che indaga su di lui già nel 2002, raccontano di una frenetica attività finalizzata all'approvvigionamento di coca. Intanto, a margine dell'inchiesta che coinvolge Tarantini e alcuni esponenti politici pugliesi, scoppia la polemica tra gli ex parlamentari Udc Cosimo Mele - sorpreso due anni fa in un albergo romano con due escort - e Tato Greco, indagato per associazione a delinquere con Tarantini.

Dopo l'intervista di Mele a Repubblica ("Al festino aspettavo il deputato che fece entrare Patrizia D'Addario in lista", Tato Greco, ndr), ecco la replica di Greco: "Mele e Casini smentiscano, altrimenti li querelo". Controreplica di Mele: "Una difesa disperata, inizi a assumersi le sue responsabilità".

(29 luglio 2009)

 

 

 

 

 

Parla Mannarini. La Began verso l'interrogatorio. "Gianpi arrivò

e disse: stasera tutti a cena da Berlusconi". Era l'11 agosto

"Così Tarantini conobbe il premier

ecco i nomi degli invitati alle feste"

dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

"Così Tarantini conobbe il premier ecco i nomi degli invitati alle feste"

Mannarini con Berlusconi

LECCE - "Gli anelli tra Tarantini e Berlusconi sono due. Sabina Began, di cui Gianpaolo era ed è molto amico, e Tommaso Buti (imprenditore fiorentino, socio di Briatore già inseguito dai giudici Usa-ndr). Credo sia stato Buti a introdurre Gianpaolo in Costa Smeralda, il "trampolino" per arrivare al presidente del Consiglio". Alessandro Mannarini, 38 anni, di Gianpi Tarantini era amico e collaboratore. In principio è una consulenza con la "Global System hospital" (26mila euro per due mesi) di Tarantini. "Dovevo occuparmi di un progetto nel settore ospedaliero", dice Mannarini nella sua masseria del '400. Fine maggio 2008. "Dopo due mesi di affiancamento Gianpaolo mi dice: andiamo in vacanza in Sardegna". E' Mannarini, indagato per spaccio di droga nell'inchiesta di Bari, il pr al quale Tarantini affida l'organizzazione delle feste vip nella villa di Porto Cervo. E' lui che gestisce la lista degli invitati. In una specie di "gentlemen agreement" con il Billionaire dove il "gruppo Tarantini" si trasferisce ogni notte.

Quella villa al lotto "24", sei camere e sei bagni, i due amici la scelgono a marzo. Ci sono due blocchi. Uno è per gli ospiti, selezionati con un unico criterio: "Portare bella gente". Mannarini riavvia i ricordi di un'estate piena di "donne bellissime". Al centro lui, Gianpi Tarantini, che "coccola" gli ospiti anche con un gommone di 10 metri e due moto d'acqua. In dispensa c'è tanto champagne. Cuochi e camerieri dell'hotel Cala di Volpe. "C'erano una decina di ospiti fissi - dice Mannarini -. Francesca Lana, Jennifer Rodriguez, Massimo Verdoscia (amico intimo di Tarantini) con la moglie e altre due ragazze". Quell'indirizzo in fondo alla strada che porta a Cala di Volpe è una meta gettonata. Cene per 30, feste per 400. Mannarini racconta chi c'era a quei party che, secondo gli investigatori, potrebbero essere stati ravvivati dalla cocaina. Ha in mano una lista degli invitati ("mostrata anche al pm"). Ci sono gli imprenditori: Guido De Angelis, Matteo Marzotto, Maurizio Marcolin (Safilo), Marco Zanetti (gruppo Mokarabia), Tommaso Buti, Gianluca Vacchi, Stefano Percassi (socio di Briatore), l'armatore napoletano Roy Capasso. Gli stilisti: Carlo Pignatelli, Saverio Moschillo (Richmond), Eva Cavalli, Laura Gucci, Nicola Schon, Tania Missoni. Modelle e starlette: Eva Riccobono, la Rodriguez, la Lana, Victoria Petrof, Raffaella Zardo. C'è Mietta. E gli immancabili Sabina Began e Nicola De Marzo detto Nick: due nomi che compaiono nell'inchiesta sul presunto giro di squillo messo in piedi da Tarantini. E la prima potrebbe essere interrogata nei prossimi giorni. "Loro due li invitava sempre Gianpaolo". Al white party di Ferragosto arriva la fidanzata di Roman Abramovich. Tarantini invita e viene invitato. "Andava sulle barche di Eva Cavalli e di Salvatore Moschillo. E l'11 agosto arrivò l'invito a Villa Certosa". E' la prima cena tra lui e il premier. La sera prima Gianpi cenò con Sabina Began e Tommaso Buti.

Nella residenza del premier, con Tarantini ci sono, tra gli altri, Mannarini, Percassi, la Began, Nick e la show girl di "Ciao Darwin" Nena Ristic. L'amicizia tra Tarantini e Berlusconi si rafforza. Cene, pranzi (uno con Abramovich). Il premier per il gruppo dei pugliesi è un mito. "Io lo adoro", chiosa Mannarini. Stringe tra le mani una foto che lo ritrae con "Silvio". "Inverno di due anni fa, ristorante "La Risacca" a Milano. Era seduto al tavolo a fianco al mio". In un'altra foto ecco Alessandro assieme a Tarantini e Verdoscia.

Il trio si rompe a fine agosto 2008. "Gianpaolo era arrogante. Verdoscia a settembre mi disse che Gianpi vedeva sempre Berlusconi, gli dissi: buon per lui!".

Ma Gianpi ormai è in orbita. A convincerlo a "investire" in quell'estate da reuccio, a spiegargli che l'ingresso nella jet society sarebbe stato il miglior modo per "agganciare" Berlusconi sarebbero stati il trio Buti (suo il ristorante "Nove" al Billionaire) Stefano Percassi e Gianluca Vacchi. Da loro Tarantini avrebbe ricevuto anche consigli per allargare il giro delle sue società all'estero. "Ma qualcosa non ha funzionato" conclude Mannarini. Che ora pensa a difendersi. Attraverso il suo avvocato Marco Vignola respinge le accuse di spaccio: "Le intercettazioni sono riferite a un'utenza telefonica di Tarantini che aveva dato in uso a me. Ho fiducia nella magistratura, voglio uscire da questa storia e continuare a occuparmi degli interessi di famiglia".

(2 luglio 2009)

 

 

 

 

 

 

L'imprenditore amico del premier parlava al telefono di commesse

Misterioso incendio sotto la casa di una delle ragazze ospiti delle feste

Tarantini e le società acchiappa-appalti

Nuovo filone a Bari. Incendiata l'auto di Barbara

di GIULIANO FOSCHINI e GABRIELLA DE MATTEIS

Tarantini e le società acchiappa-appalti Nuovo filone a Bari. Incendiata l'auto di Barbara

BARI - Una nuova ragnatela di rapporti finanziari sorta dopo la movimentata estate 2008 in Sardegna. Società italiane ed estere che ora vengono passate ai raggi X dalla Guardia di Finanza. E appalti che facevano gola all'imprenditore Giampaolo Tarantini, dopo l'abbandono del business sanitario pugliese, da 2 milioni di euro all'anno, per accreditarsi come fornitore di "servizi" e promotore di "eventi". Gli inquirenti stanno esaminando contatti, telefonate e recenti liason con capitani d'industria da parte dell'uomo indagato per induzione e sfruttamento della prostituzione, colui che ha portato Patrizia D'Addario e le sue amiche a Palazzo Grazioli, residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Si apre dunque un nuovo filone dell'inchiesta, proprio mentre un episodio inquietante colpisce Barbara Montereale, una delle testimoni chiave dell'inchiesta: l'incendio della sua auto. Un boato ieri notte, alle porte della città. Divampano le fiamme nell'auto di Barbara, 23enne ragazza-immagine che ha raccontato di essere stata per due volte a casa Berlusconi, ed ha fornito numerosi riscontri al racconto reso da Patrizia D'Addario. Indagano i carabinieri, soffermandosi soprattutto sugli ex amori di Barbara, come il legame appena interrotto tra la Montereale e un rampollo della criminalità organizzata, nipote di un boss barese. Un altro dettaglio, quest'ultimo, che getta un'ombra pesante sulle compagnie di Tarantini e sugli ospiti che egli faceva entrare a Palazzo Grazioli.

Ma ora è caccia ai business romani dell'imprenditore Tarantini. Il re delle forniture sanitarie, indagato dal pm Giuseppe Scelsi per un presunto giro di prostituzione e di tangenti, aveva chiacchierato al telefono di "subappalti" che avrebbe presto potuto distribuire. Tarantini millantava appoggi sugli affari, sfruttando l'amicizia con Berlusconi? In tale caso, ragionano gli inquirenti, perché era appena uscito dalla sua nota impresa?

È "la fase due" dell'inchiesta nata da ulteriori intercettazioni. Le ultime acquisizioni avrebbero finito per coinvolgere anche alcuni politici locali, nomi di spicco della giunta regionale e del Pd. Ma gli interessati smentiscono categoricamente. Intanto altri personaggi coinvolti nell'indagine raccontano la loro verità. Lucia Rossini, la terza ragazza barese entrata a Palazzo Grazioli, precisa di "non essere mai stata una escort", "mai pagata da nessuno". Da Berlusconi, racconta lei tramite l'avvocato Gaetano Sassanelli, "ho ricevuto soltanto la statuina di un gladiatore, ecco tutto". Massimiliano Verdoscia, invece, amico del cuore di Tarantini, precisa di non essere indagato.

Dal fronte giudiziario di Bari, ma da un'inchiesta distinta sugli appalti sanitari, coordinata dal pm Desirée Digeronimo, ecco un avviso a comparire per il governatore Nichi Vendola. Che conferma: "Spiegherò la nostra indagine interna sulla gestione e sugli accreditamenti. Sarò lieto di rispondere a qualunque domanda". La giornata si chiude su un'indiscrezione secondo cui l'imprenditore Tarantini avrebbe, in passato, organizzato un incontro tra Berlusconi e lo stesso Vendola. Il governatore sgrana gli occhi. "Non ho mai conosciuto questo Tarantini".

(26 giugno 2009)

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